Tale fattore ha dato luogo alla formazione di piu’ correnti politiche in seno al suo organo sindacale, cioe’, l’Associazione Nazionale Magistrati, o ANM.
Il fenomeno della politicizzazione e’ piuttosto evidente in Italia rispetto agli altri paesi democratici occidentali di tradizione continentale romanistica.
Tale fenomeno, come sviluppatosi in seno all’ANM e’ in grado di condizionare i criteri con cui viene eletto il CSM o Consiglio Superiore della Magistratura, organo a capo del potere giudiziario.
Questa influenza della politicizzazione sulla elezione dei componenti togati del CSM e’ stata fortemente criticata da accademici giuristi, ed anche da alcuni magistrati.
Secondo Carlo Guarneri, professore di diritto presso l’universita’ di Bologna, ritiene che l’eccessiva presenza di correnti politiche nella magistratura abbia avuto come conseguenza diretta la lottizzazione del CSM.
Il fenomeno dell’esistenza eccessiva di correnti politiche nella Magistratura e’ nato nel 1975, con l’introduzione delle elezioni dei componenti togati del CSM, con il sistema proporzionale a scrutinio di lista.
In tal modo la legge del 1975 ha introdotto il sistema proporzionale, sostituendo il precedente sistema maggioritario, e quindi ha incoraggiato la presentazione di liste concorrenti.
Pertanto in merito alle correnti, esse sono sorte in seno all’ANM grazie a quella legge del 1975, sulla elezione dei membri togati del CSM.
Di conseguenza, a partire del 1976, per effetto di questa riforma del 1975, tutti i magistrati, che sono stati eletti presso il CSM, sono presenti in tale organo in rappresentanza di questa o di quella corrente.
E cioe’ da quell’anno il CSM e’ diventato l’istituzione dove tutte le principali correnti presenti in ANM sono rappresentate in base alla loro forza elettorale.
Come sappiamo, in precedenza la legge prevedeva un sistema di elezione essenzialmente maggioritario.
Quindi si puo’ affermare senza ombra di dubbio che la lottizzazione del CSM e’ un fenomeno dovuto alla crescente importanza dei gruppi organizzati di magistrati, chiamati correnti.
La creazione di correnti all’interno della Magistratura, e’ un fenomeno presente anche nella Magistratura di altri paesi appartenenti alla tradizione continentale romanistica., come ad esempio in Spagna e Francia, dove e’ caratterizzata da una rilevanza piuttosto contenuta.
Invece in Italia tale rilevanza ha acquisito una maggiore importanza, a causa del ruolo che la correnti svolgono all’interno dell’organo costituzionale del potere giudiziario, quale e’ il CSM.
Percio’ e’ evidente come la regolamentazione della questioni giuridiche, attinenti alle guarentigie e alla carriera dei giudici, e a volte anche di quelle giuridiche, con anche il sorgere di polemiche tra CSM e poteri legislativo ed esecutivo, sia stata affidata alle correnti dei magistrati.
Infatti questi hanno ricevuto un potere di rappresentanza maggiore, come numero di componenti togati, rispetto al numero dei membri laici, che sono nominati dal Parlamento in ragione di un terzo.
Tuttavia in generale si puo’ dire che le decisioni, per le quali il CSM sia competente, siano prese dalle correnti dei magistrati, che le esercitano insieme ai membri laici, eletti in seno al Parlamento.
Tutto cio’ porta automaticamente a considerare la Magistratura come fortemente politicizzata e quindi a ritenere che cio’ abbia comportato la lottizzazione dell’organo costituzionale del CSM.
La conseguenza e’ la sussistenza di un pernicioso meccanismo retto da un connubio di protagonismo, cooptazione, e di rappresentanza, da parte di pochi, di una moltitudine di magistrati, dei quali si ignora se essi abbiano manifestato consenso o dissenso alle proposte delle correnti, e tutto cio’ porta ad alimentare la vocazione politica della Magistratura.
Questa caratteristica ha dotato la Magistratura di un enorme influenza sulla formazione di leggi, che hanno favorito lo strapotere dei pubblici ministeri, a danno, specialmente, di indagati innocenti che si sono visti negare il giusto processo ed i diritti legittimi della difesa, come ad esempio, nel caso del Dott. Giuseppe Traversa.
Secondo il giornalista Sergio Romano, l’ANM costituisce un sindacato dei magistrati che puo’ intervenire, attraverso il CSM, per essere di aiuto a Governo e Parlamento, quando questi due ultimi poteri debbano prendere delle decisioni sulle condizioni di lavoro di coloro che appartengano all’ordine giudiziario.
Ma questo carattere di sindacato dell’ANM ha l’effetto di ridurre i magistrati ad una categoria professionale, proprio cio’ che non possono rappresentare come status, poiche’ sono indipendenti ed autonomi.
Attribuendo loro quello status vien meno la loro autorita’ e dignita’.
Quanto alle correnti dell’ANM la loro esistenza, come gia’ sappiamo, dipende dalla legge emanata nel 1975.
In seguito a tale legge si e’ assistito alla creazione esasperata di correnti, al rafforzamento di gruppi dotati di forte identita’ culturale politica, e che hanno proposto concetti diversi dello Stato e del ruolo che la magistratura avrebbe dovuto svolgere nella vita pubblica del paese.
Quindi dall’iniziale intervento in materie di carriera e diritti lavorativi dei magistrati, ed anche in relazione al loro status, si e’ passati alla gestione di proposte normative che hanno lasciato evidenziare una sospetta contiguita’ con alcuni partiti politici, presenti in Parlamento e che hanno minacciato di trasformare il CSM in una sorta di Parlamento, con i suoi legami ai politicanti del potere legislativo.
A tal proposito si e’ giustamente parlato di Toghe Rosse, anche se poi il CSM ha sempre cercato di ostacolare una simile caratteristica di colore e politica espressa, contrastando la manifesta evidenza.
Nella realtà quotidiana, inoltre, la corrente è diventata ancora più sindacato di quanto non fosse l’Associazione Nazionale.
L’ANM e le correnti aspirano a occupare e a contendersi una parte dello spazio pubblico disponibile e sono inevitabilmente destinate a prendere posizioni, assumere atteggiamenti, sconfinare in altri territori, offrire il fianco ad accuse, rispondere polemicamente alle critiche di cui sono oggetto, difendere i loro soci anche quando non meritano di essere difesi.
In tal modo hanno perso l’autorita’ che era stato loro conferita dalla Costituzione.
Hanno forse difeso i loro interessi, ma non hanno giovato alla loro immagine e alla loro autorevolezza”.
Secondo Luciano Violante, ex presidente della Camera dei Deputati, le correnti, con il tempo, si sono trasformate da luoghi di discussione e approfondimento in strumenti per far valere la propria opinione, strutturandola in base ai consensi ottenuti attraverso alleanze strategiche con altre correnti.
Basti considerare che, prima o poi, tutti i capi delle correnti sono eletti al CSM.
La conseguenza è che oggi, come denunciano molti magistrati, chi non appartenga a una corrente o non sia protetto da un partito, difficilmente arriva a ricoprire incarichi rilevanti.
Quindi il problema principale e’ quello di difendere l’indipendenza e l’autonomia dalle stesse correnti dell’ANM, poiche’ talvolta le maggioranze espresse non raccolgono la maggioranza dei consensi di tutti i magistrati, rimanendo ancorata ad una posizione poco rappresentativa degli interessi diffusi tra gli stessi magistrati.
In tal modo si potrebbe forse superare quell’accentuato corporativismo, che i costituenti speravano di avere eluso, stabilendo che un terzo dei componenti del CSM fosse eletto dal Parlamento.
Anzi c’era addirittura chi, in tale autorevole consesso, aveva proposto, pur vanamente (a causa dell’opposizione dei piu’), l’elezione dei componenti laici in misura paritaria a quella dei componenti togati.
Il proponente, con la sua proposta di rendere il numero dei componenti togati non preponderante rispetto a quello dei componenti laici, paventava il rischio della creazione di una casta autoreferenziale, come poi e’ in effetti avvenuto con la successiva stabilizzazione del corporativismo, accentuato all’esasperazione a seguito della legge del 1975.
Contro tale fenomeno, nella riforma futura prossima, voluta dal Ministro Carlo Nordio, sara’ stabilita la piena parita’ tra i componenti togati e quelli laici del Consiglio Superiore della Magistratura.
In occasione del dibattito sulla riduzione delle ferie dei magistrati (parte della riforma del sistema di giustizia italiano in corso), Matteo Renzi, Presidente del Consiglio, ha riferito che l’accusare il governo di voler far crepare i magistrati per una settimana di ferie in meno, ha significato che hanno perso il contatto con gli italiani che lavorano.
Infine bisogna valorizzare i giudici bravi, dicendo basta allo strapotere delle correnti che oggi sono più forti in Magistratura che non nei partiti.